2016 - Amos OZ

Intellettuale, saggista, romanziere, sin dai suoi primi romanzi Amos Oz è venuto narrando l'epopea di un popolo nel costituirsi in Stato con partecipazione ma senza mai abdicare alla lucidità critica in un continuo riflettersi tra aspetti politici e relazioni private dei protagonisti.

Una narrativa incentrata soprattutto sui rapporti tra generazioni, coniugi, culture, popoli e religioni, ora conflittuali e ora di incontro, rappresentando con straordinaria intensità al tempo stesso sia una realtà storica interna alla società israeliana, e quella del rapporto tra israeliani e palestinesi, sia una diffusa condizione umana, fatta di ansie, attese, utopie, speranze, rassegnazione, sempre nella dimensione però del dialogo e contro ogni fanatismo, con tratti di personale autografia che divengono però anche l'autografia di Israele.

Un raccontare, quello che da Altrove forse, del 1966 - che risente della esperienza nel kibbutz rivissuta però come commedia umana all'ombra del confine - al recente Giuda, riflessione sui profondi risvolti del concetto di " tradimento", che nell'incarnare i vari, spesso contraddittori volti di Israele coi suoi malesseri individuali e sociali attraverso lo scavo nel mondo interiore dei personaggi, assume di volta in volta la forma del romanzo familiare, della narrazione epica, della fiaba, della saggistica, affidata a una scrittura raffinata fattasi negli anni sempre più essenziale.

Una qualità letteraria – quella di Amos Oz - di altissimo valore culturale nel suo persistente alimentarsi a una verità umana e a un impegno civile che vivono l'ansia di giustizia con la tenacia della passione.